15 mag 2020

Falcone e Borsellino, i simboli dell'antimafia - Step 14


È il 23 Maggio 1992, un’esplosione distrugge l’autostrada che collega l’aeroporto di Punta Raisi a Palermo, nei pressi dell’uscita per Capaci e fa saltare in aria delle auto blindate, muore Giovanni Falcone, magistrato simbolo della lotta antimafia.
Il 19 luglio 1992, 57 giorni dopo il magistrato Paolo Borsellino, impegnato con Falcone nella lotta antimafia, va a trovare la madre a Palermo. Alle 16:58 un'altra esplosione in piena città. La scena che si presenta ai soccorritori è devastante.
Le vite di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono intrecciate fin dall'inizio. Entrambi nacquero a Palermo: Giovanni il 20 maggio 1939, Paolo il 19 gennaio 1940. Entrambi crebbero nella Kalsa, antico quartiere di origine araba di Palermo, zona di professori, commercianti ed esponenti della media borghesia. Abitavano a poche decine di metri di distanza e furono amici fin da bambini. Nella vita di Giovanni c'erano la scuola, l'Azione cattolica e pochi divertimenti. Per il padre, viaggi e villeggiatura non esistevano. In casa Borsellino, invece, l'ambiente era più vivace: c'erano spesso amici in visita e si discuteva di libri e di filosofia. A scuola Paolo andava benissimo. I suoi genitori possedevano una farmacia e anche per questo il padre era un'autorità nel quartiere.
Giovanni e Paolo frequentarono tutti e due il liceo classico. Per il primo le scuole secondarie furono particolarmente importanti: grazie al suo professore di storia e filosofia, imparò a sfuggire ai dogmi e a coltivare il dubbio. Dopo la maturità entrò all'Accademia militare di Livorno, poi ci ripensò e si iscrisse a giurisprudenza. Borsellino invece optò subito per gli studi di Legge, ma mentre frequentava l'università gli morì il padre, e le condizioni economiche della sua famiglia peggiorarono. Nonostante le difficoltà, a 22 anni si laureò con 110 e lode. Anche Falcone si laureò a pieni voti, l'anno successivo conobbe una donna di nome Rita: fu un colpo di fulmine, al quale seguì il matrimonio. I primi passi della sua carriera Falcone li mosse a Lentini (Siracusa) come pretore, per poi trasferirsi nel 1966 a Trapani, dove rimase per 12 anni. Così, un po' alla volta, il magistrato si emancipò definitivamente dalla famiglia e cominciò a entrare in contatto con la realtà della mafia. Non era ancora costretto a vivere sotto scorta, quindi trovò il tempo per dedicarsi ad alcune attività sociali e si impegnò a favore del referendum sul divorzio. Nel frattempo Paolo aveva cominciato la sua carriera al tribunale civile di Enna come uditore giudiziario. Nel 1967 ebbe il primo incarico direttivo – pretore a Mazara del Vallo (Trapani) – e nel dicembre 1968 sposò Agnese Piraino Leto, dalla quale avrà 3 figli. Nel 1969 fu trasferito a Monreale, vicino a Palermo, dove lavorò fianco a fianco con il capitano dei carabinieri Emanuele Basile, ucciso dalla mafia nel 1980, successivamente si mise a indagare sull'omicidio.
Falcone, intanto, si era trasferito anche lui a Palermo, dove lavorò al processo al costruttore edile Rosario Spatola, accusato di associazione mafiosa. Fu così che i due vecchi amici tornarono in contatto e cominciarono a scambiarsi informazioni sulle inchieste. Il processo Spatola mise tra l'altro in luce le qualità di Falcone, che accompagnò l'istruttoria con indagini bancarie e societarie: un metodo di indagine innovativo che si rivelò efficacissimo.
Giovanni e Paolo lavorarono e lottarono insieme contro la mafia fino alla loro morte, ed è stato ciò che li ha resi il simbolo della lotta contro la mafia.
Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore solo una volta ~Giovanni Falcone

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