Tutto il pensiero di Whitehead tende a una grande sintesi relazionistica e organicistica, non soltanto perché ha tentato una visione dell’universo di tipo organico, ma anche perché egli ha sempre cercato di porre in stretto rapporto tra di loro non solo i vari campi della scienza ma anche la scienza e la cultura umanistica. La filosofia è coerente non solo per il rapporto logico dei suoi concetti all’interno del ragionamento, ma anche perché rimane sempre in contatto con l’esperienza viva della realtà. Questa realtà per Whitehead è sempre in divenire, è sempre processuale, ma è anche continua tendenza a una finalità armonica. È perché questa finalità armonica vive anche nel sensibile che la stessa esperienza sensibile tende verso l’armonia o verso la bellezza.
Whitehead scrisse un libro chiamato "Simbolismo" composto da 3 capitoli che sono la versione scritta di alcune sue conferenze tenute nel 1927.
Nei primi due capitoli analizza quell’esperienza percettiva in cui si radica e da cui si origina la stessa capacità di riferimento simbolico. Nel terzo capitolo il suo interesse si sposta sul piano storico descrivendo la funzione del simbolismo in merito al progresso o al regresso delle società umane.
L’Autore inizia distinguendo diversi tipi di simbolismo, che vanno dal più superficiale al più essenziale.
Per Whitehead il simbolismo dalla percezione sensoriale ai corpi fisici è il più naturale e diffuso di tutti i generi simbolici, infatti solo con una particolare istruzione o sforzo o un particolare addestramento una “sedia” può non essere “veduta” nella sua funzionalità, ma noi, conclude l’Autore, “uomini e cagnolini abbiamo bisogno di un attento addestramento al fine di astenerci dall’agire in base a essa” perchè “il simbolismo concerne in larga misura l’uso delle pure percezioni dei sensi in qualità di simboli dei più primitivi elementi della nostra esperienza.
Vi è grande differenza tra simbolismo e esperienza diretta, quest’ultima è infallibile, l’esemplificazione realizzata dal riferimento simbolico, invece, implica possibilità di errore, e, dunque, “comprendere e purificare i simboli dai quali l’umanità dipende è il compito della ragione.”. Nel riferimento simbolico c’è sempre una componente che funziona come simbolo ed un’altra che funziona come significato, ma non ci sono componenti dell’esperienza che sono solamente simboli o soltanto significati.
Per Whitehead l’interazione simbolica si origina tra due distinte modalità di percezione del mondo esterno, che sono il modo della immediatezza di presentazione e il modo dell’efficacia causale. L’immediatezza di presentazione indica tutto ciò che immediatamente si percepisce, ossia quella contemporaneità di eventi che non può essere ulteriormente analizzata senza perdere l’assoluta immediatezza e concretezza che le è propria.
Richiamandosi al concetto aristotelico di materia, l’Autore interpreta l'efficacia causale come quella potenzialità pura che, per un principio di attività autocreativa, si conforma nella stessa potenzialità naturale.
Gli usi del simbolismo è il titolo del terzo e capitolo. Qui l’Autore sottolinea l’utilità di una critica ironica al simbolismo, ma rileva anche che la pretesa di eliminarlo completamente sarebbe illusoria, perché il simbolismo è immanente al tessuto stesso della vita umana, il linguaggio stesso è un simbolismo,"espressione” equivale a “simbolismo”. Per Whitehead è perciò necessario considerare la funzione che svolge il simbolismo nella società, valutandone sia gli aspetti coesivi che quelli disgregatrici.
Il linguaggio di una nazione, ad esempio, oltre alla sua valenza denotativa, possiede dei valori connotativi, evocativi ed emotivi che stanno alla base di una comune identità. Il simbolismo svolge una sua funzione anche nella tendenza disgregatrice, per cui si rinnova e progredisce. Gli esempi che Whitehead propone sono l’imporsi del Cristianesimo sull’Impero Romano, le Rivoluzioni inglese, americana e francese.
Le ultime pagine di Simbolismo sono dedicate alla distinzione che la dottrina di Whitehead del simbolismo comporta fra tre tipi di azione: la pura azione istintiva, l’azione riflessa, e l’azione condizionata simbolicamente. Le analisi delle stesse e dei loro relativi rapporti, rendono improponibile una qualche sintesi. L'autore conclude con queste parole: “L’arte della società libera consiste in primo luogo nella manutenzione del codice simbolico e in secondo nel suo coraggio di revisione, per assicurarsi che il codice serva a quegli scopi che soddisfano una ragione illuminata. Quelle società che non riescono a coniugare la riverenza nei confronti dei propri simboli con la libertà di revisione, finiscono inevitabilmente col decadere nell’anarchia o nella lenta atrofia di una vita soffocata da inutili ombre.”
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